Area tematica: Welfare e lavoro
Anno: 2007
Tipo di pubblicazione: Materiali Ires ER
Autori: Matteo Galloni
Indirizzo: Bologna Istituzione: Ires E-R
Abstract:
Le conclusioni della ricerca I dati analizzati presentano un quadro del settore “tessile / abbigliamento / conciario” non immediatamente definibile: da una parte abbiamo infatti elementi come la costante perdita complessiva di unità locali e di addetti (riscontrabile sia nel Censimento che dai dati EBER così come nell’Anagrafe delle Imprese o dalle intenzioni di assunzione/licenziamento rilevate da Excelsior) che indubbiamente accentuano un’interpretazione pessimistica dei processi in atto; per contro, per l’annata 2006 non possiamo non notare le nette riduzioni del numero di ore di Cassa Integrazione Guadagni erogate così come del numero di imprese artigiane e di addetti coinvolti in Accordi di Sospensione e Riduzione o ancora la presenza di dati congiunturali confortanti (esportazioni in testa - dato confermato anche dalla relazione della Banca d’Italia su “L’economia dell’Emilia Romagna nell’anno 2006”1 e dall’Osservatorio del settore tessile abbigliamento 1 “Nonostante la crescente concorrenza sui mercati esteri dei prodotti tessili e dell’abbigliamento, le esportazioni del settore sono aumentate del 9,2 per cento, a fronte di un incremento del 3,9 a livello nazionale. Il dato positivo a livello regionale riflette tuttavia, come nel 2005, una crescita sostenuta nel comparto del vestiario (12,3 per cento) e una stasi in quello degli articoli in maglieria (-0,3), dove permane uno stato di crisi strutturale. Il settore del cuoio e delle calzature ha avuto una crescita dell’export doppia di quella media nazionale per il comparto.” Questi dati sono frutto di elaborazioni Banca d’Italia e si riferiscono ai milioni di euro scambiati (Sistema Intrastat e dati doganali). del distretto di Carpi2) che invece danno l’idea di un “cambio di direzione” rispetto alla strada del “declino” che per certi versi il settore era sembrato aver intrapreso. In linea generale la condizione del settore, che per altro nella nostra regione continua ad avere un valore strategico come è stato recentemente anche ricordato dalle prime indicazioni sull’avvio della discussione sul nuovo Piano Territoriale Regionale 3, potrebbe essere descritta come una realtà in forte trasformazione caratterizzata da significativi tratti di “polarizzazione” (ovvero una situazione nella quale sono compresenti elementi di segno nettamente opposto) poiché, di fatto, risulta essere composta da realtà profondamente “differenziate” non solo all’interno dei differenti territori (ad esempio Reggio Emilia presenta un quadro con dei picchi negativi minori e con dei segnali di ripresa anche sul numero delle aziende attive) ma anche delle differenti scomposizioni del settore (le attività calzaturiere ad esempio sembrano in generale aver tenuto rispetto alla crisi). La situazione emiliano romagnola si inserisce piuttosto coerentemente nell’andamento del settore a livello nazionale: dall’analisi condotta da Clemente Tartaglione (Prime luci sul sistema moda – FILTEA Nazionale) emerge infatti come anche a livello paese a fronte di un miglioramento degli indicatori congiunturali e alla diminuzione dell’utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni non vi sia una corri- 2 Nelle annate 2000-2002-2005 Reggio Emilia, Modena e Bologna si posizionano tra le prime 10 province esportatrici di articoli di maglieria in Italia così come, insieme a Rimini, anche di articoli di abbigliamento. 3 Si veda la comunicazione del 02/05/2007 della Presidenza della Regione Emilia Romagna: “Le parole chiave del PTR: qualità dei sistemi territoriali, internazionalizzazione delle imprese, economia della conoscenza, ambiente”. spondente ripresa dell’occupazione (risulta però interessante sottolineare come dai risultati nazionali dell’Indagine Excelsior emerge chiaramente come le imprese del settore che hanno fatto una qualche forma di innovazione o che sono particolarmente portate all’export dimostrino una disponibilità all’assunzione di personale quasi doppia rispetto a quelle che non hanno fatto innovazione o non esportatrici 4). In conclusione possiamo affermare che i nuovi elementi emersi dalle analisi cambiano lo scenario tradizionale dentro il quale si è finora potuto interpretare il divenire del settore e suggeriscono la necessità di analizzare più approfonditamente i processi riorganizzativi in corso anche a livello regionale e locale: i dati quantitativi ad oggi disponibili infatti non restituiscono una completa visione delle dinamiche in atto e soprattutto non consentono di cogliere quegli aspetti legati ai processi innovativi, al cambiamento delle relazioni tra le imprese, alla composizione professionale della forza lavoro e al ruolo della conoscenza e delle competenze che sono invece, anche per un settore considerato maturo, gli elementi strategici che potrebbero permettere di intervenire sullo sviluppo e incidere sulla qualità delle relazioni industriali in esso presenti.